Irenaus Munatius
Cubicolo funerario familiare paleocristiano ( IV secolo d.C. )
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Irenaus Munatius
INDICAZIONI
Le coordinate della tomba sono: Latitudine: 39.21001604574993, Longitudine: 9.124431507830423
INDICAZIONIGENITORI
FRATELLI E SORELLE
CONIUGI
FIGLI
L’utilizzo funerario del colle di Bonaria rimonta ad epoche remotissime, addirittura alla protostoria (IX secolo a.C.), con un’intensificazione in età tardo punica (III secolo a.C.) e una sistematica occupazione durante l’età romana, che portò il colle ad essere completamente traforato dall’escavazione in roccia di numerose camere sepolcrali. La massiccia presenza di questi ipogei finì addirittura per caratterizzare corograficamente il luogo, cui nel medioevo fu infatti dato il nome di Sancta Maria de Portu gruttis.
Nel corso dei secoli, purtroppo, la necropoli è stata sottoposte a continue devastazioni, per cui oggi se ne conserva ben poco. Una ventina di ambienti sono stati ripuliti ed esplorati archeologicamente alla fine degli anni Ottanta del secolo appena trascorso, durante i lavori per la realizzazione del nuovo parco comunale del colle di Bonaria. Altri tre, ancora intatti al momento della scoperta, si trovano invece all’interno del moderno cimitero.
Si tratta dei cubicoli funerari paleocristiani cosiddetti di Giona, del Buon Pastore e di Munazio Ireneo, tornati casualmente alla luce nel 1888, mentre si lavorava alla realizzazione di quella parte del camposanto immediatamente a ridosso della basilica di Bonaria, e che il comune intervenne a salvaguardare mantenendoli visitabili.
La loro scoperta apparve immediatamente di eccezionale importanza, non solo per il buono stato di conservazione delle strutture, ma soprattutto perché entrambe risultavano arricchite di un’ornamentazione ad affresco legata al simbolismo del primo cristianesimo.
Il più ampio di questi ipogei, a pianta centrale, interamente scavato nella roccia calcarea con arcosoli a tutte le pareti e varie fosse nel pavimento, restituì anche l’epitaffio del suo principale occupante, Munatius Irenaeus, databile ai decenni iniziali del IV secolo dopo Cristo. La lapide, oggi conservata presso il Museo archeologico nazionale di Cagliari, presenta la curiosa caratteristica di essere stata incisa su entrambi i lati, con testi simili ma redatti l’uno a correzione dell’altro. La versione più antica recita:
B(ONAE) M(EMORIAE) HOMO BONVS INNOX
ET INCOPARABILIS MVNATIVS
IRENEVS VIXIT IN XP(ISTO) ANNIS
XXXXVI M(ensibvs) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V
PERPETVE VXOR CONIVGE (!) VIRGIN(I)O
DVLCISSIMO ITEM IRENEVS
QVA ET PATRI CARISSIMO CON(TRA)
VOTVM SV(V)M FECERVNT
Munazio Ireneo, uomo buono, integerrimo e incomparabile, di felice memoria, visse in Cristo 46 anni, 8 mesi, 18 giorni e 5 ore. Contro le loro speranze fecero (questa tomba) la moglie Perpetua per il coniuge casto e dolcissimo, e il figlio, chiamato anch’egli Ireneo, per il padre carissimo.
Seguì poi una seconda stesura del medesimo elogio, grammaticalmente più corretta:
BONAE (ME)MORIAE HOMI
NI BONO IRENEO RARI
EXEMPLI QVI VIXIT ANNIS
VLVI M(ENSIBVS) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V PER
PETVA MARITO INCOMPA
RABILI ET IRENVS PA
TRI CONTRA VOTVM FE
CERVNT
Perpetua e Ireneo, contro le loro speranze, fecero (questo sepolcro) per Munazio Ireneo, uomo buono di felice memoria e rara esemplarità, che visse 46 anni, 8 mesi, 18 giorni e 5 ore, incomparabile marito e padre.
La lastra marmorea fu trovata ancora a posto, murata al centro della parete di fondo dell’arcosolio contenente ben tre sarcofagi, contornata da una larga fascia dipinta in rosso e affiancata dalle variopinte figure di due pavoni. Questi uccelli, nel simbolismo degli antichi, significavano l’immortalità, perché si credeva che le loro carni fossero incorruttibili.
Sulla volta dell’arcosolio, o sottarco, ai due lati erano rappresentati due dei più celebri miracoli di Cristo, forse la guarigione del paralitico e la resurrezione di Lazzaro, sullo sfondo di un lussureggiante giardino popolato di uccelli, evocatore dell’habitat paradisiaco e di quella eterna pace esplicitamente invocata anche da un’iscrizione dipinta in rosso: pax tecvm sit / in aeternvm cvm / tvis (La pace sia con te in eterno, assieme ai tuoi cari).
I soggetti rappresentati sono tipici dell’arte funeraria paleocristiana, continuamente ricorrenti sulle pareti delle catacombe romane, ed il loro esame stilistico ed iconografico ha portato ad assegnarli ad età costantiniana, cronologia analoga a quella dell’iscrizione funeraria e in accordo con quanto suggerito da alcune monete recuperate al momento dello scavo.
Queste pitture, ormai quasi completamente svanite a causa delle forti infiltrazioni di umidità, a parte i fascioni rossi e qualche elemento floreale, sono state recentemente restaurate e sottoposte a opere di tutela conservativa a cura del Comune di Cagliari.
Munatius Irenaeus, Early Christian funerary cubicle (IV century AD)
The use of the hill of Bonaria for funerary purposes dates back to very ancient times, indeed to the proto-historic period (9th century BC). It intensified in the late Punic period (3rd century BC) and became systematic during Roman times, when the hill’s rocky slopes were extensively pierced by numerous rock-cut sepulchres. The widespread presence of these graves became such a distinctive feature of the hill that in the Middle Ages it was given the name of Sancta Maria de Portu gruttis.
Unfortunately, over the centuries the necropolis was heavily vandalised and today very little remains of it. About 20 chambers were cleaned and explored by archaeologists in the light 1980s, during works for the creation of the new Municipal Park on the hill of Bonaria. A further three, still intact at the moment of their discovery, are located within the modern cemetery.
These are the Early Christian funerary cubicles known as that of Jonah, of the Good Shepherd and of Munazio Ireneo, which came to light by chance in 1888, during works for the construction of the section of the cemetery flanking the Basilica of Bonaria. The Municipality preserved these ancient tombs and made them accessible to visitors.
It was immediately clear that their discovery was of outstanding importance, not only for the excellent state of preservation of the structures, but also and above all because they were embellished by frescos with the symbols of early Christianity.
The largest hypogeum, with central ground plan, entirely dug out of the limestone rock with arcosolia (arched niches) on all the walls and several pits in the pavement, also bears the epitaph of its principal occupant, Munatius Irenaeus, dating from the early decades of the 4th century AD. This stone, now on show at the Cagliari National Archaeological Museum, has the unusual characteristic of being engraved on both sides, with similar texts but one correcting the other. The earliest version states:
B(ONAE) M(EMORIAE) HOMO BONVS INNOX
ET INCOPARABILIS MVNATIVS
IRENEVS VIXIT IN XP(ISTO) ANNIS
XXXXVI M(ensibvs) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V
PERPETVE VXOR CONIVGE (!) VIRGIN(I)O
DVLCISSIMO ITEM IRENEVS
QVA ET PATRI CARISSIMO CON(TRA)
VOTVM SV(V)M FECERVNT
Munazio Ireneo, a good, steadfast and incomparable man, fondly remembered, lived in Christ 46 years, 8 months, 18 days and 5 hours. Against their hopes made this tomb his wife Perpetua for her chaste and sweet spouse, and his son, he too named Ireneo, in memory of his dearest father.
There followed a second version of the same elegy, which was grammatically more correct:
BONAE (ME)MORIAE HOMI
NI BONO IRENEO RARI
EXEMPLI QVI VIXIT ANNIS
VLVI M(ENSIBVS) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V PER
PETVA MARITO INCOMPA
RABILI ET IRENVS PA
TRI CONTRA VOTVM FE
CERVNT
Perpetua and Ireneo, against their hopes erected (this sepulchre) for Munazio Ireneo, a good man fondly remembered and a rare example, who lived 46 years, 8 months, 18 days and 5 hours, an incomparable husband and father.
The marble slab was found still in its original position, walled into the centre of the rear wall of the arcosolium, which contained no less than 3 sarcophagi, surrounded by a large border painted in red flanked by the multi-coloured figures of two peacocks. These birds, in the symbolism of the ancients, represented immortality, because it was believed that their flesh was incorruptible.
On either side of the vault of the arcosolium, i.e. the intrados, two of the most famous of Christ’s miracles are depicted: the healing of the paralysed man and the resurrection of Lazarus, against the background of a lush garden teeming with birds, evoking Paradise and eternal peace, which is also explicitly invoked by an inscription painted in red: pax tecvm sit / in aeternvm cvm / tvis (May peace be with you through all eternity, together with your loved ones).
The subjects represented are typical of Early Christian funerary art, commonly found on the walls of the Roman catacombs. Based on their style and iconography they have been dated in the age of Constantine, a chronology similar to the funerary inscription and supported by the finding of some coins during excavation.
These paintings, which by now are almost completely faded due to strong damp, with the exception of the red bands and a few floral elements, have been recently restored and preserved by the Municipality of Cagliari.
Munatius Irenaeus, aposentu funerariu paleocristianu (seculu IV apusti de Cristu)
S’impreu funerariu de su monti de Bonaria esti incumintzau in epocas meda antigas, inderetura in sa protostoria (in su seculu IX innantis de Cristu), crescendi de intensidadi in sa finali edadi punica (in su seculu III innantis de Cristu) e lompendi a una cumpreta ocupatzioni duranti s’edadi romana, chi hat portau su logu a essi totu stuviolau de is iscavus in s’arroca de medas aposentus sepulcralis. Sa presentzia de custas speluncas, tanti fiat manna, hat fintzas cambiau sa bisura de su logu, chi in su medioevu hiat infatis pigau su nomini de “Sancta Maria de Portu gruttis”.
Cun s’andai de is seculus, a dolu mannu, sa necropoli est stetia totalmenti destrutta, e po custu oindii nd’esti atturada pagu cosa etotu. Una bintina de ambientis funti stetius allichidius e visitaus archeologicamenti a sa fini de is annus Ottanta de su seculu de pagu acabau, duranti is traballus po sa realizatzioni de su nou parcu comunali de su monti de Bonaria. Atrus tresi, ancoras intatus a su momentu de sa scoberta, s’agatant invecis aintru de su campusantu modernu.
Funti is aposentus (cubicoli) funerarius paleocristianus chi si nanta de Giona, de su Bonu Pastori e de Munatziu Ireneu, torraus a sa luxi a s’intzertida in su 1888, in su mentris chi si fiat traballendi a sa realizatzioni de cussa parti de su campusantu facias a sa basilica de Bonaria, e chi su comunu fiat intervenniu a salvai lassendiddus obertus po is visitas.
Sa scoberta insoru e’ parta subitu meda importanti, non solu po sa bona cunditzioni de is struturas, ma mascamenti ca totu e is tresi arresurtànta arricadas de un’ornamentazioni pintada a friscu ispirada a su simbolismu de su primu cristianesimu.
Su prus mannu de custus sunterraneus, a pranta centrali, scavau totu in s’arroca calcarea cun grandus nicius (arcosoli) a totus is murus e varias fossas in su pamentu, hat rendiu fintzas s’iscritzioni de su principali ocupanti cosa sua, Munatius Irenaeus, databili a is primus binti annus de su seculu IV apusti de Cristu. S’allosa, oi cunservada in su Museu archeologicu natzionali de Casteddu, presentat sa strama carateristica di essi stetia atacheddada in s’una faci e in s’atra, cun testus assimbillantis ma scrittus s’unu a curretzioni de s’atru. Sa versioni prus antiga resat:
B(ONAE) M(EMORIAE) HOMO BONVS INNOX
ET INCOPARABILIS MVNATIVS
IRENEVS VIXIT IN XP(ISTO) ANNIS
XXXXVI M(ensibvs) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V
PERPETVE VXOR CONIVGE (!) VIRGIN(I)O
DVLCISSIMO ITEM IRENEVS
QVA ET PATRI CARISSIMO CON(TRA)
VOTVM SV(V)M FECERVNT
Munaziu Ireneu, omini bonu, onestu e chene esempru, de bona memoria, hat biviu in Cristu 46 annus, 8 mesis, 18 diis e 5 oras. Contras a su chi sperànta hanti fatu (custa tumba) sa mulleri Perpetua po su maridu castu e tanti durci, e su fillu, chi ddi nanta a issu puru Ireneu, po su babbu suu stimau.
Daboi su propriu elogiu e’ stetiu torra scrittu, in manera gramaticali prus currigia:
B(ONAE) M(EMORIAE) HOMO BONVS INNOX
ET INCOPARABILIS MVNATIVS
IRENEVS VIXIT IN XP(ISTO) ANNIS
XXXXVI M(ensibvs) VIII D(IEBVS) XVIII H(ORIS) V
PERPETVE VXOR CONIVGE (!) VIRGIN(I)O
DVLCISSIMO ITEM IRENEVS
QVA ET PATRI CARISSIMO CON(TRA)
VOTVM SV(V)M FECERVNT
Perpetua e Ireneu, contras a sa sperantza insoru, hanti fatu (custu sepulcru) po Munaziu Ireneu, omini bonu de felici memoria, raridadi de pigai a esempru, maridu e babbu chene cunfruntu, chi hat biviu 46 annus, 8 mesis, 18 diis e 5 oras.
Sa lastra de marmuri est stetia agatada ancora a su logu suu, murada in su mesu de su muru de fundu de unu niciu chi insèrrada inderettura tres sarcofagus, ingiriàda de una larga fasca pintada de arrubiu e acostada, a una parti e a s’atra, de is figuras de duus pavonis de varius coloris. Custus pillonis, in su simbolismu de is antigus, boliant espressai a s’imortalidadi, ca narànta chi sa petza insoru non pudescessit mai.
In su celu de su niciu, o sottarcu, a una parti e a s’atra fiant rapresentaus duus de is miraculus de Cristu prus nodius, forsis sa sanadura de su maturu e sa resurretzioni de Lazaru, in su sfundu de unu bellissimu giardinu abitau de pillonis, simbulu de su paradisu e de cussa eterna paxi in manera crara invocada fintzas de un’ iscritzioni pintada de colori arrubiu: PAX TECVM SIT / IN AETERNVM CVM / TVIS (Sa paxi siat cun tui in eternu, impari a-i cussus chi stimas).
Is sugetus rapresentaus, meda frequentis fintzas in is murus de is catacumbas romanas, funti tipicus de s’arti funeraria paleocristiana e s’esami stilisticu e iconograficu insoru hat portau a ddus assinniai a s’edadi costantiniana, cronologia currespundenti a-i cussa de s’iscritzioni funeraria e in acordiu cun su chi est inditau de unas cantu monedas agattadas fendi su scavu.
Custas pinturas, imoi aggiumai sparessias po s’umidadi, foras de is fascas arrubias e unus cantu arrastus de froris, de pagu tempus funti stetias restauradas e amparadas cun operas de tutela cunservadora a cura de su comunu de Casteddu.