Cesare Pintus
1901
1948
Sindaco di Cagliari
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Cesare Pintus
INDICAZIONI
Le coordinate della tomba sono: Latitudine: 39.20990329526517, Longitudine: 9.12632380629043
INDICAZIONIGENITORI
FRATELLI E SORELLE
CONIUGI
FIGLI
- Cesare Pintus, il “sindaco del 25 aprile”, riposa in cima al colle di Bonaria, in un loculo a fior di terra addossato al muro che delimita a oriente il cimitero. La giusta posizione, simbolica ed altamente evocativa, per la salma di colui che ebbe «la responsabilità tormentosa di primo sindaco di Cagliari martoriata», colui che nei 18 mesi dal 9 ottobre 1944 al 17 marzo 1946 a terra si chinò infinite volte, per risollevare la città dalle macerie in cui i bombardamenti alleati del 1943 l’avevano ridotta per oltre due terzi della sua estensione. A eleggerlo alla difficile carica era stato il CLN, per le sue risapute benemerenze nella lotta al fascismo e le persecuzioni politiche di cui, conseguentemente, era stato fatto oggetto. Nel 1930 infatti, per aver concertato con Emilio Lussu e altri di «attentare all’ordine costituzionale dello Stato dando adesione ed attività alla organizzazione segreta e rivoluzionaria a carattere repubblicano Giustizia e Libertà, che mira a provocare nel Regno l’insurrezione armata e la Guerra civile», era stato condannato a dieci anni di prigione. Pena che Pintus scontò nel carcere di Civitavecchia, dal quale uscì nel 1935 avendo avuto 5 anni condonati per indulto. Durante la detenzione aveva però contratto una grave infezione polmonare, che unita agli esiti di un intervento chirurgico non perfettamente riuscito ne minarono il fisico affrettandone la morte. Tornato nella sua Cagliari, dov’era nato il 4 agosto 1901, cercò di reinserirsi nel mondo del lavoro, riprendendo l’attività forense (si era laureate in legge, nell’ateneo Cittadino, il 29 marzo 1925), ma la sua domanda di reiscrizione all’albo dei procuratori fu respinta. Seguirono per lui anni di gravi angustie economiche, alle quali comunque fece coraggiosamente fronte aiutato anche dalla sua abitudine a condurre un tenore di vita sobrio e modesto, improntato a una «specchiatissima condotta morale» (come si legge nella scheda informativa redatta a suo riguardo dalla polizia). Alla fine del 1943, dopo la resa incondizionata italiana dell’8 settembre, Pintus era entrato nella redazione di “L’Unione Sarda”, che aveva ripreso le pubblicazioni come organo della Concentrazione provinciale antifascista. Iscritto fin da giovane al Partito Repubblicano, era poi passato al Partito d’Azione e con esso, nel 1944, al Partito Sardo d’Azione, su richiesta di Lussu. Intanto, il 18 agosto di quello stesso anno, era entrata in crisi la prima giunta comunale provvisoria guidata dal liberale Gavino Dessy Deliperi, che era già stato sindaco di Cagliari prima dell’avvento del fascismo. Dopo una breve parentesi in cui l’amministrazione cittadina fu guidata dal commissario prefettizio Igino Cossu, il 20 ottobre Cesare Pintus fu designato sindaco proprio in quota sardista. Quella guidata da Pintus fu «la Giunta che pose mano alla ricostruzione materiale, ma anche civile e democratica di Cagliari, di una città che dopo l’armistizio fu definita morta» (Mariarosa Cardia). Dell’immane sfacelo portato dalla guerra vi fu anche chi tentò di avvantaggiarsi, per trasportare il capoluogo amministrativo sardo a Sassari o, in subordine, addirittura a Macomer, purché non rimanesse a Cagliari. Tentativi che furono rintuzzati proprio da Pintus, che intervenne direttamente a Roma presso il presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi. Inoltre, grazie anche al sostegno parlamentare di Emilio Lussu, egli poté ottenere per Cagliari quel sostegno finanziario alla ricostruzione che nella proposta di decreto legislativo inerente a provvedimenti per l’isola, presentata al governo dall’Alto commissario per la Sardegna, il generale Pietro Pinna Parpaglia (di Pozzomaggiore), in accordo con la Giunta consultiva regionale sarda, capeggiata da Antonio Segni (di Sassari) e Salvatore Sale (di Padria), non erano stati previsti. Nell’aprile 1945, così, il sindaco Pintus poteva affermare, in un’intervista a “L’Unione Sarda”, che oltre 2000 degli appartamenti colpiti dalle bombe erano stati resi nuovamente abitabili, e che i 35.000 sfollati dell’anno precedente erano scesi a 5000. Cagliari in quel momento, quasi “miracolosamente”, si ripresentava già nel suo aspetto quasi normale, «solo ricoperta da uno strato color ocra di polvere finissima che avvolge persone e cose». Nella seduta del 12 marzo 1946 Pintus si congedò dal consiglio comunale di Cagliari, per passare le consegne a Luigi Crespellani, divenuto sindaco a seguito delle prime elezioni democratiche del dopoguerra, che avevano affidato il governo della città alla Democrazia Cristiana. Si era intanto riacutizzato il male da lui contratto in carcere dieci anni prima. Trasferitosi al sanatorio “Agnelli” di Pracatinat, in Piemonte, Cesare Pintus morì all’improvviso il 31 agosto 1948, a 47 anni appena compiuti, poco dopo che il suo sogno di vedere la Sardegna elevata al rango di regione autonoma, nel febbraio precedente, fosse finalmente divenuto realtà.
Cesare Pintus (1901-1948), Mayor of Cagliari
Cesare Pintus, known as the ‘Mayor of 25 April” (Italy’s liberation day), rests on the summit of the hill of Bonaria, in a niche at floor level, set against the wall closing the cemetery to the east.
This is an appropriately symbolic and evocative resting place for the body of a man who shouldered the ‘heart-wrenching responsibility of being the mayor of the ravaged city of Cagliari’. Indeed, in the 18 months from 9 October 1944 to 17 March 1946 he bent to the ground repeatedly, to raise up the city from the rubble after the Allied forces’ air raids of 1943 had razed or damaged more than two thirds of its buildings.
He had been appointed to this difficult office by the National Liberation Committee, on account of his distinguished track record as an opposer of fascism and victim of political persecution by the regime. Indeed, in 1930 he had been found guilty together with Emilio Lussu and others of ‘threatening the constitutional order of the State by supporting and being a member of the secret revolutionary republican organisation ‘Justice and Liberty’ whose aim is to incite armed insurrection and civil war in the Kingdom’, and had been consequently sentenced to 10 years in prison. Pintus served his sentence in the prison of Civitavecchia, and was released in 1935 after receiving a pardon.
However, during his years of detention, he had suffered a serious lung infection which, together with the sequelae of botched surgery, undermined his health and would eventually lead him to an untimely death.
Back in Cagliari, where he had been born on 4 August 1901, he tried to resume his profession as a lawyer (he had graduated in law in Cagliari on 29 March 1925), but his application to be reinstated in the register of lawyers was rejected.
There followed years of financial hardship, which he faced bravely, helped by his preference for a frugal and simple lifestyle, distinguished by ‘unblemished moral conduct’ (as stated in the info sheet prepared on him by the police).
In late 1943, after Italy’s unconditional surrender of 8 September, Pintus entered the editorial team of newspaper L’Unione Sarda, which had resumed operations as the organ of the local antifascist.
A member of the republican Party since his youth, he then transferred to the Action party, and then, in 1944, to the Sardinian Action Party, on the request of Lussu.
On 18 August 1944, the first provisional municipal executive led by Gavino Dessy Deliperi, a liberal and a former mayor of Cagliari before the advent of fascism, had collapsed.
After a brief interval during which the city’s affairs were managed by a government-appointed commissioner, Igino Cossu, on 20 October Cesare Pintus was voted to office as a member of the Sardinian party.
Cesari Pintus (1901-1948), sindigu de Casteddu
Cesari Pintus, su “sindigu de su 25 abrili”, discansat apitzus de su monti de Bonaria, in d-unu tumbinu a livellu de terra acostau a su muru chi serrat su campusantu facias a Orienti.
Sa giusta positzioni, simbolica e solennementi inditadora, po su corpus de s’omini chi hat tentu «sa responsabilidadi trumentosa di essi su primu sindigu de Casteddu marturiada», su chi, in is dexiottu mesis chi àndanta de su 9 de su med’e ladamini de su 1944 a su 17 de martzu de su 1946, facias a terra s’esti incrubau milli e milli bortas po ndi torrai a strantaxai sa cittadi de mesu ’e is aremus, ca is bombardamentus alleaus de su 1943 ndi dd’hianta sciusciada po is duus partis de tresi e prusu de sa stendiadura cosa sua.
A dd’eligi a-i custu traballosu incarrigu fiat stetiu su CLN, po is suas benemerentzias nodias in su cuntrastu a su fascismu e is persecutzionis politicas chi, po custu motivu, hiat depiu sunfriri. In su 1930 infatis, po essi cuncertau cun Emiliu Lussu e atrus de «atentai a s’ordini costitutzionali de su Stadu, donendi s’adesioni e ponendi manu issu etotu a s’organizatzioni segreta e rivolutzionaria a carateri repubblicanu Giustitzia e Libertadi, chi bolit intzullai in su renniu s’insurretzioni armada e sa guerra civili», fiat stetiu cundennau a dexi annus de presoni. Pena chi Pintus hat scontau in su carceri de Civitavechia, de aundi est bessiu in su 1935 sendiddi stetius cundonaus cincu annus po un’indultu.
In s’interis chi fiat impresonau, perou, nd’hiada aciapau una gravi infetzioni a is prumonis, chi impari a is esitus de un’interventu chirurgicu non beni arrennesciu nd’hiat cumprumittiu sa saludi fendindi acoitai sa morti.
Impatriau a Casteddu, aundi fiat nasciu su 4 de austu de su 1901, hat circau de podi torra intrai in su mundu de su traballu, esercitendi sa professioni forensi (si fiat laureau in giurisprudentzia, in s’ateneu cittadinu, su 29 de martzu de su 1925), ma sa domanda cosa sua de essi torra iscrittu a s’album de is procuradoris no fiat stetia acollia.
Hanti sighiu, po issu, annus de gravis dificultadis economicas, chi in donnia modu hat scipiu affrontai cun onori aggiudau puru de s’imbitzu chi giai teniada de bivi sobriu e modestu, cunformau a una «luxenti derettura morali» (cumentu si podit ligi in sa scheda informativa chi ddi fiat stetia intestada de sa politzia).
A sa fini de su 1943, apusti de sa resa chene cunditzionis de s’Italia, firmada s’8 de cabudanni, Pintus fiat intrau in sa redatzioni de “L’Unione Sarda”, chi hiat torrau a cumintzai is publicatzionis in calidadi de organu de sa Cuncentratzioni provinciali antifascista.
Iscrittu giai de giovunu a su Partidu Repubblicanu, apusti fiat passau a su Partidu de Atzioni e cun custu, in su 1944, a su Partidu Sardu de Atzioni, sighendi a Lussu.
In su mentris, su 18 de austu de su propriu annu, fiat intràda in crisi sa primu giunta comunali provisoria guidada de su liberali Gavino Dessy Deliperi, chi fiat giai stetiu sindigu de Casteddu inantis chi arribessit su fascismu.
Apusti de una pariga de mesis chi s’aministratzioni cittadina est stetia guidada de su cumissariu prefetitziu Iginu Cossu, su 20 de su mes’e ladamini Cesari Pintus est stetiu inditau sindigu propriu po su motivu ca fiat sardista.
Cussa guidada de Pintus est stetia «sa Giunta chi hat postu manu a sa ricostrutzioni aici materiali cumenti civili e democratica de Casteddu, de una cittadi chi apusti de s’armistitziu fiat stetia definia spaciada» (Mariarosa Cardia).
De su grandu destrossu lassau de sa guerra nc’est stetiu fintzas chi hiat provau a si nd’approfettai, po cambiai su cabulogu aministrativu sardu a Sassari, o mancai a Macomer, bastit chi no atturessidi a Casteddu. Impunnadas chi funti stetias totus ghettadas a pari propriu de Pintus, chi fiat andau a Roma po chistionai direttamenti a su presidenti de su Cunsillu Ivanoe Bonomi. In prusu, gratzias puru a s’amparu parlamentari de Emiliu Lussu, issu hat potziu ottenni po Casteddu cuss’agiudu finantziariu a sa ricostrutzioni chi in sa proposta de decretu legislativu apitzus de is provvedimentus po s’isula, presentàda a su guvernu de s’Artu cumissariu po sa Sardigna, su generali Pedru Pinna Parpaglia (de Putzumaiori), in acordiu cun sa Giunta consultiva regionali sarda, addugonada de Antoni Segni (de Sassari) e Sarbadori Sale (de Padria), non fianta stetius previdius.
In su mesi de abrili de su 1945, diaici, su sindigu Pintus podiat afirmai, in d-un’intervista a “L’Unione Sarda”, chi prus de duamila de is apartamentus fertus de is bombas fianta giai stetius torraus abitabilis, e chi is trintaxincumila sfollaus de s’annu prima fianta giai calaus a cincumila. Casteddu in cussu momentu, si podit nai “miraculosamenti”, si torràda a presentai giai in s’aspetu suu normali, «chi non fessidi ca fiada imbussada de unu pillu de pruineddu grogu impari a is personis e a is cosas».
Su 12 de martzu de su 1946 Pintus s’e’ cungedau de su cunsillu comunali de Casteddu, passendi is cunsinnias a Luisu Crespellani, bessiu sindigu de is primas eletzionis democraticas de apusti sa guerra, chi hianta intregau su guvernu de sa cittadi a sa Democratzia Cristiana.
Intantis si fiat torrau a presentai su mali chi nd’hiat aciapau in presoni dexi annus innantis. Ricoverau in su sanatoriu “Agnelli” de Pracatinat, in Piemonti, Cesari Pintus e’ mortu de arrepenti su 31 de austu de su 1948, a 47 annus sceti, pagu apusti chi su bisu cosa sua de podi biri sa Sardigna artziada a su rangu de regioni autonoma, in su friargiu innantis, a sa fini fessit diventau realtadi.