Emanuele Ravot
1814
1900
Sindaco di Cagliari
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Caricamento in corso…
Emanuele Ravot
INDICAZIONI
Le coordinate della tomba sono: Latitudine: 39.21001196958705, Longitudine: 9.123700605873864
INDICAZIONIGENITORI
FRATELLI E SORELLE
CONIUGI
FIGLI
Un accompagnamento funebre straordinariamente solenne, il 6 maggio 1900, scortò nel suo ultimo viaggio Emanuele Ravot, già procuratore generale del re, deputato provinciale e sindaco di Cagliari, che si era spento il giorno prima, nella sua casa di Castello, all’età di 86 anni.
«Il lungo corteo si componeva di tutti gli istituti pii cittadini, veniva quindi la banda cittadina seguita da un drappello di guardie municipali e infine la bara deposta sul carro funebre di prima classe, al qual facevano ala gli inservienti della Procura generale e del Municipio coi ceri accesi. Reggevano i cordoni il primo presidente della Corte d’appello comm. Onnis, il procuratore generale del Re comm. Broggi, il sindaco comm. Bacaredda, l’on. Carboni Boy, il vice presidente del Consiglio provinciale comm. Vivanet, e il presidente del Consiglio di disciplina dei procuratori cav. Carcassi. Sulla bara erano deposte le insegne del grado che l’estinto copriva nella magistratura. Dietro la bara veniva un largo stuolo di parenti ed amici del defunto: il prefetto comm. Ferri, quasi tutti i magistrati della città, vari membri della Giunta provinciale amministrativa, il presidente della Deputazione provinciale comm. Boy e quasi tutti i deputati provinciali, la Giunta comunale al completo, il rappresentante dell’Ordine mauriziano comm. Nieddu, l’avv. fiscale militare cav. Soddu Millo, il rettore dell’Università comm. Orrù, il presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati prof. Careddu e numerosissimi avvocati e procuratori, il presidente della Congregazione di carità cav. Marongiu, il presidente dell’Ospedale civile cav. Nobilioni, il presidente dell’Ospizio Carlo Felice cav. Caboni, una larga rappresentanza della Società dei reduci di cui l’estinto era presidente onorario, con bandiera, e numerosissime altre persone. Al cimitero ricordarono le virtù dello scomparso il sindaco comm. Bacaredda per la cittadinanza, il comm. Vivanet per la Provincia» (L’Unione Sarda).
Il feretro fu tumulato in un loculo di prima classe nel colombario che perimetra a sud il Campo San Bardilio, nel cimitero di Bonaria a Cagliari.
Nato a Cagliari nel 1814, dopo gli studi in giurisprudenza Emanuele Ravot era entrato nei ruoli della magistratura, di cui percorse tutti i gradi chiudendo la carriera con il grado onorifico di procuratore generale di Corte di Cassazione.
In particolare, nel 1873 era stato promosso alla Corte suprema di Torino e poi nominato procuratore generale presso la Corte d’Appello di Catania. Qui, nel 1879, fu fatto oggetto di una pesante campagna di stampa per non aver «creduto giusto ed onesto il favorire gli interessi di vecchi e nuovi azionisti d’una esanime banca di prestito sopra pegni, sulla quale esistono delle ombre e molto oscure» (La Nuova Gazzetta di Palermo).
Rimasto evidentemente scosso, e profittando del fatto di aver appena raggiunto i 65 anni d’età, fu il Ravot stesso a chiedere di essere collocato a riposo. Agli inizi del 1880, quindi, fece ritorno a Cagliari, insignito della croce di grande ufficiale della Corona d’Italia.
Nella città natale riprese subito l’impegno politico, che già dal 1861 al 1878 l’aveva visto eletto al Consiglio provinciale nei mandamenti di Sanluri e Lunamatrona. Dal 1863 al 1873 (eccetto che nel 1867) aveva anche ricoperto il ruolo di vicepresidente dell’assemblea.
Nel 1865 si era candidato al Consiglio comunale di Cagliari, venendo quindi coinvolto nella dura polemica scoppiata per l’occasione «fra preti e massoni», che si scontrarono in maniera talmente aspra da suscitare perfino l’interesse di alcuni organi di stampa nazionali. Secondo l’interpretazione più diffusa, fu lui il destinatario di una strofa dei famigerati Goccius de is framassonis, composizione anonima bassamente denigratoria, esemplata sulla falsariga di una laude religiosa tipica della tradizione sarda, che prendeva di mira numerosi tra i personaggi di primo piano nella vita cittadina del tempo:
Deus si campit de is ladronis / A giustacoru e cappeddu: / Ponei fogu a is framassonis / Chi nci pàppanta Casteddu!
«Dio ci scampi dai ladroni con il gilet e il cappello: Date fuoco ai framassoni che si mangiano Cagliari!».
C’e’ unu grandu Ravanellu, / Pappadori costituiu, / Intriganti sbrigungiu / E abilissimu ruffianu: / Animali prus villanu / No s’incontrat in Casteddu. / Ponei fogu, etc.
«(In sa Lolla, cioè nella loggia, citata nelle strofe precedenti) c’è un grande Ravanello, divoratore riconosciuto, intrigante senza vergogna e abilissimo ruffiano: non esiste a Cagliari una bestia più spregevole».
La ricerca storiografica recente, tuttavia, non ha ancora evidenziato alcuna prova di un’effettiva affiliazione del Ravot all’organizzazione massonica.
Incurante di calunnie e diffamazioni, in ogni caso, nel 1881 egli tornò a candidarsi al Consiglio provinciale, risultando nuovamente eletto fino al 1885. In occasione delle elezioni del 1884, inoltre, il leader liberale Francesco Cocco Ortu lo spinse ad accettare una nuova candidatura anche al Consiglio comunale di Cagliari. Succedendo a Salvatore Marcello, fu nominato sindaco ed esercitò la carica fino al 1888.
Idea portante della linea politica perseguita da Ravot fu l’aspirazione a mettere Cagliari al pari delle principali città italiane. Nel suo discorso di insediamento, infatti, dichiarò assolutamente necessario, per la città, «avanzare nelle vie del progresso, nei commerci, nelle arti, nelle industrie per raggiungere quella mèta di benessere cui il cielo l’ha chiamata».
Urgevano case, per una Cagliari in continua espansione e che si avviava a superare i 40.000 abitanti; urgevano scuole a Sant’Avendrace, Stampace, Castello e Villanova; urgeva migliorare la distribuzione della risorsa idrica che arrivava dal nuovo acquedotto del Corongiu, collocando nuove fontanelle rionali e costruendo un pubblico lavatoio; occorreva poter sfruttare appieno le potenzialità del nuovo ospedale civile, «felice parto dell’ingegno elevato» di Gaetano Cima; occorreva una nuova sede per il Municipio, ancora confinato negli spazi angusti e decentrati dell’antico Palazzo di Città, in cima al colle di Castello; bisognava predisporre un nuovo piano regolatore, al quale lavorava da tempo l’ingegner Giuseppe Costa e che individuava nella via Roma la spina dorsale della vita economica e commerciale cittadina. Soprattutto, però, si avvertiva l’esigenza di stimolare la crescita, alla quale si fece fronte da un lato ampliando le strutture portuali; dall’altro lastricando strade e piazze e potenziando i trasporti su rotaia, con la realizzazione in viale Bonaria, in appena un anno, della stazione delle Ferrovie Complementari; e infine aprendo nel Largo Carlo Felice un grande mercato civico, inaugurato il 21 novembre 1885.
Quest’ultimo fu anche l’anno in cui a Cagliari arrivò la luce elettrica, portata dalla tedesca Siemens in uno stabilimento industriale e, di lì a poco, nel Teatro civico.
Croniche difficoltà di cassa e molti debiti pregressi, tuttavia, limitavano grandemente le velleità degli amministratori. Nel 1886, di conseguenza, si fece ricorso a un pubblico prestito di L. 3.500.000, da contrarsi mediante emissione di cartelle. Purtroppo, una gran parte di quella somma (L. 1.735.000) andò in fumo l’anno successivo, con il fallimento del Credito Agrario e Industriale Sardo che gestiva la tesoreria comunale.
In quello stesso periodo, inoltre, Cagliari fu colpita da due diverse epidemie, di colera e di vaiolo, che ne provocarono un sensibile decremento demografico.
Segnalando la situazione di grave disagio causata dagli sconquassi bancari dei mesi precedenti e dal coinvolgimento nelle perdite del comune stesso, nel marzo 1888 la giunta comunale inviò un ordine del giorno al presidente della Camera, Giuseppe Biancheri, chiedendo che il governo intervenisse sollecitamente a sostenere industria e agricoltura della Sardegna.
Intanto, per poter far fronte alle più impellenti necessità di cassa, nel giugno dello stesso anno il comune fu costretto a contrarre un nuovo prestito per pubblica sottoscrizione di L. 600.000.
Secondo Ravot, la nazione aveva il preciso dovere di sovvenire alle drammatiche necessità dell’isola, per il fondamentale contributo da essa offerto alla causa risorgimentale. Lo aveva sostenuto già due anni prima, il 16 agosto 1886, quando a Cagliari, in quella Piazza di Porta Villanova poi rinominata Piazza dei Martiri d’Italia, fu inaugurato il bel monumento scolpito da Giuseppe Sartorio in onore dei “Sardi caduti per l’Indipendenza e l’Unità d’Italia”. Disse il sindaco: «Questo monumento che oggi s’inaugura è rivendicazione, è riparazione, è giustizia verso i bravi che solenni prove ci porsero di eroismo e di fortezza in pro della Patria, cooperando a costituirla grande ed una, ed a noi la diedero raggiante di gloria e splendida per magnanimi ardimenti. Imperocché sacro per noi dev’essere il culto di chi trapassò pugnando per la terra ove nacque; e l’Italia non può scordare che un popolo non può salire a nobili altezze, se pone in non cale la religione del dovere e della gratitudine verso i suoi redentori, i suoi liberatori. E redentori e liberatori furono pur essi i nostri Sardi fratelli, i cui nomi, incisi nel monumento che s’inaugura, passeranno ai nostri più tardi nipoti».
In questa stessa ottica, fu lui stesso a posare la prima pietra, il 13 luglio 1884, del Mausoleo dei Reduci delle Patrie Battaglie, innalzato nel cimitero di Bonaria come famedio patriottico e sacrario dei valori nazionali.
Il 16 luglio 1888 Emanuele Ravot si dimise, ritirandosi definitivamente a vita privata. Gli succedette Gaetano Orrù, come sindaco facente funzioni, il quale poi lasciò il posto a Ottone Bacaredda, allora al suo primo mandato, la cui lunga ed efficace azione amministrativa fece mutare definitivamente il volto della città, portando a compimento molti dei progetti di chi l’aveva preceduto.
Emanuele Ravot (1814-1900), Mayor of Cagliari
On 6 May 1900, a solemn funeral procession accompanied on his last journey Emanuele Ravot, formerly General Prosecutor of the King, member of the provincial assembly and mayor of Cagliari, who had died the previous day, in his house in the Castello quarter, at the age of 86.
‘The long procession opened with delegations of all the city’s religious institutions, then came the city band, followed by a squad of municipal guards and finally the deceased, set on a first-class funeral bier, flanked by officers of the General Court and the City Hall with lighted candles. Supporting the cords were the President of the Court of Appeal Mr Onnis, the General Prosecutor of the King Mr Broggi, the Mayor Mr Bacaredda, Member of Parliament Carboni Boy, the Vice-president of the Provincial Council Mr Vivanet, and the President of the Disciplinary Board of Prosecutors Mr Carcassi. On the coffin were laid the insignia of the deceased’s rank as a member of the judiciary. Behind the coffin walked a large group of relatives and friends of the deceased: the Prefect Mr Ferri, almost all the city magistrates, various members of the Provincial Council, the President of the Provincial Deputation Mr Boy and almost all the Provincial Deputies, the complete Municipal Council, the representative of the Order of St. Maurice Mr Nieddu, the Military Fiscal Councillor Mr Millo Soddu, the Dean of the University Mr Orrù, the President of the Bar Association Prof. Careddu and a large number of lawyers, the Chairman of the Congregation of Charity Mr Marongiu, the President of the Civic Hospital Mr Nobilioni, the President of the Ospizio Carlo Felice Mr Caboni, a large group representing the Society of Veterans of which the deceased was honorary president, bearing a flag, and a great number of other persons. At the cemetery, eulogies were given by the Mayor Mr Bacaredda for the citizens, and by Mr Vivanet for the Province’ (from an article in daily newspaper L’Unione Sarda).
He was buried in a first-class niche in the columbarium (grave wall) flanking to the south Campo San Bardilio, in the Cemetery of Bonaria in Cagliari.
Born in Cagliari in 1814, after his studies in jurisprudence Emanuele Ravot entered the judiciary, rising in the ranks and closing his career with the honorary position of General Prosecutor of the Court of Cassation.
In 1873 he had been promoted to the Supreme Court of Turin and subsequently appointed Prosecutor General at the Court of Appeal of Catania. There in 1879, he was fiercely attacked on the press for having ‘considered neither right nor proper to favour the shareholders of a lending bank in distress, which seemed engaged in very shady dealings’ (La Nuova Gazzetta di Palermo).
Shaken by this incident and taking advantage of the fact that he had just reached 65 years of age, Ravot decided to retire from the judiciary and in early 1880 he returned to Cagliari, having been awarded the Cross of Grand Official of the Crown of Italy.
Once back in his native city he resumed the political career he had embarked on in previous years: from 1861 and 1878 he had been a member of the Provincial Council for the constituencies of Sanluri and Lunamatrona. From 1863 to 1873 (except for 1867) he had also been Vice-president of the Provincial Assembly.
In 1865 he had stood as candidate for the Municipal Council of Cagliari, and had thus became involved in a bitter argument between ‘priests and freemasons’, which escalated to the point of being reported in of the national Press. He is thought to have been the subject of a doggerel verse of the Goccius de is framassonis, an anonymous satirical composition, modelled on the religious eulogies typical of Sardinian tradition, which targeted several leading local figures of the times:
Deus si campit de is ladronis / A giustacoru e cappeddu: / Ponei fogu a is framassonis / Chi nci pàppanta Casteddu!
‘God save us from the thieves with waistcoat and hat: Set fire to the freemasons who are devouring Cagliari!’.
C’e’ unu grandu Ravanellu, / Pappadori costituiu, / Intriganti sbrigungiu / E abilissimu ruffianu: / Animali prus villanu / No s’incontrat in Casteddu. / Ponei fogu, etc.
‘(in the loggia, quoted in the previous verses) there is a great Radish, a well-known devourer, a shameless schemer and a well-versed ruffian: there is no more deplorable beast in the whole of Cagliari’.
However, recent historical research has found no proof of any actual link between Ravot and the Freemasonry organisation.
Unperturbed by slander and defamation, in 1881 he ran again for the Provincial Council, and was again elected until 1885. During the elections of 1884, what is more, the liberal leader Francesco Cocco Ortu encouraged him to accept a new candidature for the Cagliari Municipal Council. Succeeding Salvatore Marcello, he was appointed Mayor and held this post until 1888.
The keystone of his political thought was to bring Cagliari to the forefront as one of the major cities of Italy. In his inauguration address, indeed, he stated that it was absolutely necessary for the city “to forge forward along the road of progress, in commerce and the arts and industry to achieve that level of well-being to which the Heavens have called us”.
There was a great need for housing since Cagliari was continually expanding and was on the way to exceeding 40,000 inhabitants: there was a need for schools in the quarters of Sant’Avendrace, Stampace, Castello and Villanova; there was a need to improve the water distribution system which arrived in the city from the new Corongiu reservoir, by installing new water fountains in the various quarters and constructing a public washhouse; there was a need to exploit to the full the new Civic Hospital, ‘happy creation of the genius’ of Gaetano Cima; there was a need for a new seat for the City Hall, which was still confined in the cramped, inconveniently located spaces of the ancient Palazzo di Città, on the summit of the hill of Castello. The city also required a new zoning plan, a project which for some time had been followed by Engineer Giuseppe Costa and which pinpointed Via Roma as the backbone of the city’s economic and commercial life. But above all there was a great need to stimulate growth, which was met in part by extending the port facilities; and on the other hand, by paving squares and roads and expanding rail transport, with the creation in Viale Bonaria, in just one year, of the station of the Ferrovie Complementari; and finally, by opening in Largo Carlo Felice a great civic market, that was inaugurated on 21 November 1885.
Emanueli Ravot (1814-1900), sindigu de Casteddu
Una prucessioni funebri meda solenni, su 6 de maiu de su 1900, hadi acumpangiau in s’urtimu viaggiu a Emanueli Ravot, giai procuradori generali de su rei, deputau provinciali e sindigu de Casteddu, chi si fiat studau sa di’ innantis, in sa domu sua de Casteddu, a s’edadi de 86 annus.
«Su longu acumpangiamentu fiat formau de totus is istitutus pius de sa cittadi, benìada afattu sa banda cittadina sighia de unu drappellu de guardias municipalis e a s’acabu su baullu postu in d-unu carru cociu de primu classi, ingiriau de is inservientis de sa Procura generali e de su Municipiu a cereus alluttus. Apompiànta is cordonis su primu presidenti de sa Corti de appellu cumendadori Onnis, su procuradori generali de su Rei cumendadori Broggi, su sindigu cumendadori Bacaredda, s’onorevoli Carboni Boy, su vice presidenti de su Cunsillu provinciali cumendadori Vivanet, e su presidenti de su Cunsillu de disciplina de is procuradoris cavalieri Carcassi. Apitzus de su baullu fiant postas is insinnias de su gradu chi su mortu fiat arribau a cunsighiri in sa magistradura. Afattu de su baullu beniat genti meda, totus parentis e amigus de su mortu: su prefetu cumendadori Ferri, casi totus is magistraus de sa cittadi, varius membrus de sa Giunta provinciali aministrativa, su presidenti de sa Deputatzioni provinciali cumendadori Boy e casi totus is deputaus provincialis, sa Giunta comunali a su cumpletu, su rapresentanti de s’Ordini mauritzianu cumendadori Nieddu, s’abogau fiscali militari cavalieri Soddu Millo, s’arretori de s’Universidadi cumendadori Orrù, su presidenti de su Consillu de s’ordini de is abogaus professori Careddu e medas abogaus e procuradoris, su presidenti de sa Cungregatzioni de caridadi cavalieri Marongiu, su presidenti de su Spidali civili cavalieri Nobilioni, su presidenti de s’Ospitziu Carlu Felici cavalieri Caboni, una grandu rapresentantzia de sa Sotziedadi de is Reducis, chi teniada a s’estintu po presidenti onorariu, cun bandera, e tantis atras personis. A su campusantu hant alabau is virtudis de su mortu su sindigu cumendadori Bacaredda po sa citadinantzia, su cumendadori Vivanet po sa Provincia» (L’Unione Sarda).
Su baullu est stetiu tumulau in d-unu tumbinu de primu classi in su columbariu chi sèrrada facias a mesudiri su Campu de Santu Bardili, in su campusantu de Bonaria a Casteddu.
Nasciu a Casteddu in su 1814, apusti de is istudius in giurisprudentzia Emanueli Ravot fiada intrau in sa magistradura, carrera chi hat percurriu in totus is gradus acabendidda cun cussu, onorificu, de procuradori generali de Corti de Cassatzioni.
In manera particulari, in su 1873 fiat stetiu prumoviu a sa Corti suprema de Torinu e apusti nominau procuradori generali in sa Corti de Apellu de Catania. Innoi, in su 1879, hiat sunfriu di essi acusau in is giornalis po su de hai «cretiu giustu e onestu de favoressi a is interessus de becius e nous atzionistas de una banca de prestidu contras a pinnius giai sminguada, e ingiriàda de umbras meda scuriosas» (La Nuova Gazzetta di Palermo).
Sigumenti, a su chi paridi, nci fiada abarrau mali, approfetendisi’ de su fatu di essi giai lompiu a s’edadi de 65 annus, est stetiu su Ravot etotu a domandai di essi giubilau. A is incumintzus de su 1880, duncas, est torrau a Casteddu, onorau de sa gruxi de grandu uficiali de sa Corona de Italia.
In sa cittadi aundi fiat nasciu est torrau luegus a s’impenniu politicu, chi giai de su 1861 a su 1878 dd’hiat biu eligiu a su Cunsillu provinciali in is mandamentus de Seddori e Lunamatrona. De su 1863 a su 1873 (foras chi in su 1867) fiat fintzas stetiu vice presidenti de s’assemblea.
In su 1865 si fiat candidau a su Cunsillu comunali de Casteddu, benendi duncas interessau in sa feroci polemica insaras nascia «intr’e predis e framassonis», chi si funti affrontaus in manera tanti arraspionosa de atrai s’attentzioni fintzas de unus cantu giornalis natzionalis. Segundu s’interpretatzioni prus difundia, fiat stetia scritta propriu contras a issu una strofa de is mali famaus Gocius de is framassonis, cumpositzioni anonima basciamenti disfamadora de medas personagius de primu pranu in sa vida cittadina de cussus tempus:
Sa sterrida narat:
Deus si campit de is ladronis / A giustacoru e cappeddu: / Ponei fogu a is framassonis / Chi nci pappanta Casteddu!
E sa strofa:
C’e’ unu grandu Ravanellu, / Pappadori costituiu, / Intriganti sbrigungiu / E abilissimu ruffianu: / Animali prus villanu / No s’incontrat in Casteddu. / Ponei fogu, etc.
Sa Lolla, in italianu, hiat a essi sa “Loggia”, balit a nai su logu aundi is framassonis fainti is riunionis insoru.
Sa circa storiografica recenti, perou, no hat ancora agattau nisciuna prova chi su Ravot fessit diaderus iscrittu a s’organizatzioni massonica.
Chene ’e fai contu de imposturas e sfamamentus, de donnia manera, in su 1881 Ravot fiat torrau a si candidai a su Cunsillu provinciali, bessendi torra eligiu finas a su 1885. In ocasioni de is eletzionis de su 1884, in prusu, su leader liberali Franciscu Coco Ortu dd’hiat cunvintu a arriciri una noa candidadura puru a su Cunsillu comunali de Casteddu. Sutzedendi a Sarbadori Marcello, est stetiu nominau sindigu e hat esercitau s’incarrigu finas su a 1888.
Fundamentu de sa linia politica sighia de Ravot est stetiu s’aspiratzioni a ponni Casteddu a su propriu livellu de is principalis cittadis italianas. In su discursu de insediamentu, infatis, hat decrarau prus de totu necessariu, po sa cittadi, «andai a innantis in is istradas de su progressu, in is cumercius, in is artis, in is industrias po lompi a cudda meta de beni chi su celu s’hat destinau».
Serbìanta allestru domus, po una Casteddu in fitiana espansioni e chi fiat lompendi a sorigai is 40.000 abitantis; serbianta allestru scolas a Sant’Arennera, Stampaxi, Casteddu e Biddanoa; nci fiat pressi de amelliorai sa distributzioni de s’aqua chi arribbàda de s’aquedutu de su Corongiu, de pagu acabau, ponendi nous grifonis rionalis e fabrichendi unu publicu sciaquadroxu; abisongiàda de podi sfrutai a prenu is potentzialidadis de su spidali civili nou, «felici partu de s’artu inginniu» de Gaietanu Cima; abisongiàda una sedi noa po su Municipiu, ancora cunfinau in s’antigu Palatziu de Cittadi, inpitzus a su monti de Casteddu ’e susu, troppu strintu e foras de manu; abisongiàda de apariciai unu pranu reguladori nou, chi giai de meda fiat s’impinniu de s’inginneri Giuseppi Costa e chi bièda in sa via Roma sa schina de sa vida economica e cumerciali cittadina. Mascamenti, perou, s’intendiat s’abisongiu de apprettai su cresci, chi s’e’ circau de cunsighiri de una parti amanniendi su portu; de s’atra allosendi caminus e pratzas e afortiendi is trasportus apitzus de rotaia, cun sa realizatzioni in su viali Bonaria, aintru de un’annu, de sa statzioni de is Ferrovias Cumplementaris; e, po acabai, oberendi in su Largu Carlu Felici unu grandu mercau civicu, inaugurau su 21 de donniasantu de su 1885.
Custu est stetiu fintzas s’annu chi a Casteddu ddoi est lompia sa luxi elettrica, portàda de sa tedesca Siemens in d’unu stabilimentu industriali e, de ingunis a pagu tempus, in su Teatru civicu.
Cronicas dificultadis de bilanciu e tantis depidus becius, in donnia modu, limitànta meda is ispeddius de is aministradoris. In su 1886, de cunseguentzia, s’est ricurriu a unu publicu prestidu de 3.500.000 francus, domandau contras a s’emissioni de cartellas. A dolu mannu, meda de custu dinai (1.735.000 francus) est torrau a nudda s’annu dopu, cun su fallimentu de su Creditu Agrariau e Industriali Sardu chi donàda a cura a sa tesoreria comunali.
In cussu matessi periodu, in prusu, Casteddu est stetia imbistia de duas diversas epidemias, de colera e de vaiolu, chi nd’hanti sminguau meda sa populatzioni.
Sinnialendi sa situatzioni de gravi disaggiudu causàda de is avalottus bancarius de is mesis innantis e su fattu chi fintzas su comunu nd’hiat tentu grandu dannu, in su mesi de martzu de su 1888 sa giunta comunali hat mandau un’ordini de sa di’ a su presidenti de sa Camera de is Deputaus, Giuseppi Biancheri, domandendi chi su guvernu intervenèssidi cun apprettu po sustenni a s’industria e a s’agricultura de sa Sardigna.
In su mentris, po podi acudi a fai fronti a is gastus de prus mannu apprettu, in su mesi de lampadas de su propriu annu su comunu est stetiu obligau a domandai torra unu prestidu po publica sottoscrizioni de 600.000 francus.
A pareri de su Ravot, sa natzioni fiada in doveri de pensai a is drammaticas necessidadis de s’isula, po su fundamentali contributu chi issa hiat donau a sa causa risorgimentali. Dd’hiat decrarau giai duus annus innantis, su 16 de austu de su 1886, sa di’ chi a Casteddu, in cussa Pratza de Porta Biddanoa apusti tzerriàda Piazza dei Martiri d’Italia, est stetiu inaugurau su bellu monumentu scolpiu de Giuseppi Sartorio in onori de is “Sardus arruttus po s’Indipendentzia e s’Unidadi de Italia”. Hat nau su sindigu: «Custu monumentu chi oi s’inàugurat est rivendicatzioni, est ripagamentu, est giustitzia facias a is bonus chi s’hanti fruniu solennis provas de eroismu e de fortalesa po su beni de sa Patria, aggiudendi a dda fai manna e unia, e chi si dd’hanti intregàda luxenti de gloria e brillanti po generosus ardimentus. Po custu, po nosu, depit essi sacru su cultu de is chi funti mortus cumbattendi po sa terra aundi funti nascius; e s’Italia non si podit scaresci chi unu populu non podit artziai a nobilis artarias, si discuidat sa religioni de su doveri e de s’arreconnoscentzia facias a is redentoris e a is liberadoris cosa sua. E redentoris e liberadoris funti stetius issus puru, is Sardus fradis nostrus, e is nominis cosa insoru, scrittus in su monumentu chi s’inaugurat, hant a arribai a is nostrus prus tardus nebodis».
Po su propriu motivu, est stetiu issu etotu a ponni sa primu perda, su 13 de triulas de su 1884, de su Mausoleu de is Reducis de is batallias po sa Patria, fabricau in su campusantu de Bonaria cumenti logu po is celebratzionis patrioticas e sacrariu de is valoris natzionalis.
Su 16 de triulas de su 1888 Emanueli Ravot s’est dimittiu, arretirendisiri in manera definitiva a vida privada. Ddi fiat sutzediu Gaietanu Orrù, cumenti sindigu chi faidi is funtzionis, chi a pustis hat lassau su logu a Ottoni Bacaredda, intzandus a su primu mandau elettorali cosa sua, chi, cun d-una longa e valenti atzioni aministrativa, hat mudau po sempiri sa bisura de sa cittadi, portendi a cumprimentu medas de is progetus de su chi dd’hiat pretzediu.



